Nella quadrilogia di Nane Oca di Giuliano Scabia affiorano ripetuti riferimenti a detti popolari, inclusi i proverbi che mettono in guardia contro le ripetizioni e le azioni troppo a lungo protratte. Questi passaggi offrono lo spunto per analizzare l’uso che l'autore fa dei procedimenti ricorsivi, sia all’interno dello stesso libro, sia nel rapporto fra un libro e l’altro: un impiego ponderato e strutturale, sorretto dalla consapevolezza del ruolo cruciale della ripetizione nella percezione estetica, a sua volta radicata nella primordiale esperienza del gioco infantile. References to proverbs and popular sayings occur over and over in Giuliano Scabia’s Nane Oca tetralogy. Among these remarks, several warn against repetitions and things which go on for too long. These passages provide an opportunity to analyze how Giuliano Scabia employs recursive patterns in his work, both inside the same novel and between different novels: a reasoned and structured use, sustained by the awareness that repetition plays a crucial role in aesthetic experience, which, for its part, is rooted in children’s games.